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IL PACCO ATOMICO
B. annuncia l’accordo con Putin, via libera a centrali in Italia tra 3 anni e campagna tv pro-nucleare. Il Tg1 ha già iniziato
di Sara Nicoli
Non poteva scegliere giorno migliore. A 24 anni esatti (era il 26 aprile del 1986) dalla tragedia di Cernobyl, l’incubo nucleare adesso riprende forma per voce di Berlusconi con un nome che è tutto un programma: “Ignitor”. Il premier lo ha promesso, anzi ce lo sta imponendo, perché lo costruiremo insieme con i russi. Anzi, “sovietici” come s’è lasciato scappare ieri il premier in conferenza stampa. E quando c’è di mezzo Putin non si discute. Entro tre anni si cominceranno a costruire le nuove centrali nucleari italiane basate sulla nuova tecnologia russa di fusione (appunto “Ignitor”) che anche l’Italia contribuirà a far progredire grazie all’invio massiccio non solo di risorse economiche, ma anche di scienziati italiani come il professor Bruno Campi, esperto della materia, che lavora in America. I russi sostengono di essere arrivati ad un livello molto alto di affidabilità della fusione che loro
riuscirebbero a raggiungere anche con temperature molto più basse di quelle solitamente necessarie
per ottenere agli stessi risultati. Un fatto, questo, che al momento dell’annuncio fatto dallo stesso Berlusconi (“energia prodotta non per fissione ma per fusione - ha infatti detto il premier - a temperature che hanno dell’incredibile”) ha destato non poche perplessità nel mondo scientifico. Ma per Berlusconi conta più l’amicizia con Putin che l’affidabilità o meno di un progetto che dal punto di vista tecnologico - sostengono dal Pd - non è altro che “l’evoluzione più recente dei reattori degli anni ‘60”.
Sta di fatto che anche stavolta   l'Italia ha fatto grandi promesse. L’Eni metterà a disposizione di Inter Rao Ues - la società che punta a diventare il principale motore energetico del baltico,  della Scandinavia, dell’Europa e dell'Asia centrale entro il 2015 - i propri asset tecnologici oltre ad un investimento che, almeno in una prima fase, potrebbe raggiungere i cento milioni di euro (la cifra, ovviamente, è puramente indicativa in questa fase). In ballo, infatti, c'è la costruzione di una delle più grandi centrali nucleari del mondo, quella di Kaliningrad dove appunto si sperimenterà “Ignitor”, il reattore che, nelle intenzioni di Berlusconi, potrebbe poi essere adottato in tutte le centrali nucleari italiane di prossima apertura.  
La centrale di Kaliningrad avrà a regime due gruppi di potenza da 1170 megawatt l'uno che non avrà certo difficoltà a far girare visto che il gas, in Russia, non   manca proprio. Ma Kaliningrad sarà anche un grande prototipo perchè la Iter Rao Ues ha intenzione di esportarne il modello, qualora dovesse entrare a regime senza problemi entro il 2018 come annunciato, anche in altre parti del territorio russo e, soprattutto, all'estero.
Intanto l'energia prodotta dalla centrale servirà ad alimentare i vicini mercati dell'Europa dell'est e
dopo l'Eni anche la francese Edf potrebbe entrare a far parte dell'accordo anche se, per il momento, si è solo fatta sentire per ottenere il 20% della partecipazione a Southstream il gasdotto creato da Putin per raggiungere il Mar Nero e l'Europa bypassando l’Ucraina dove la situazione politica, com’è noto, non gli è affatto favorevole: Putin ha promesso l'apertura ai francesi entro giugno.  
Intanto, sabato scorso, la russa Gazprom e l'austriaca Omv hanno firmato un accordo di   cooperazione per la costruzione della sezione austriaca del gasdotto. Secondo Berlusconi, l'obiettivo di riaprire la pagine del nucleare in Italia, ovviamente con tecnologia russa, è "irrinunciabile", ma serve un’opera di convincimento molto forte, per arrivare a quello che succede in Francia. Dove, a suo dire, i cittadini farebbero “la guerra   per averla sotto casa loro, perché - sostiene il premier - hanno raggiunto la sicurezza della non pericolosità e perché porta tanto, tanto lavoro”. Notizie, queste, che Berlusconi avrebbe girato ai più alti vertici della Rai per avviare un progetto di propaganda massiccia, forse attraverso spot a tappeto nei programmi di massimo ascolto della tv pubblica, per far cambiare
opinione ai tanti italiani che ancora oggi, dopo il referendum dell'87, di nucleare non vogliono ancora sentir parlare (primo assaggio ieri sera al Tg1 che titolava il servizio sul nucleare “Italia e Russia contro la crisi”). Lo sa anche Berlusconi che ha quindi deciso di utilizzare tutta la potenza mediatica a sua disposizione (quindi tutte le televisioni, esclusa Sky) per far accettare all'opinione pubblica questo cambiamento epocale. Infatti in Italia - come hanno ricordato anche ieri i Verdi che   sono scesi in piazza Montecitorio per una manifestazione di protesta - il nucleare non lo vuole sotto casa nessuno. E l’Idv ha rilanciato: il 1° maggio inizio della raccolta di firme per il referendum contro il ritorno al nucleare. Ma i siti dove poter costruire la prima centrale pilota con dentro l’Ignitor un po’ russo, un po’ italiano, forse anche un po’ francese, sono già sotto la lente: Montalto di Castro (Viterbo), Caorso (Piacenza), Trino Vercellese (Vercelli ), Borgo Sabotino (Latina). E non mancano neppure le cosiddette “piccole Cernobyl”, da Garigliano (Caserta), dove negli anni in cui funzionava la centrale ci furono ben 4 incidenti, passando per Gela e Priolo, dove l’inquinamento causato dalle centrali Eni ha provocato danni ambientali inestimabili. Ma Berlusconi è deciso ad andare avanti. Con Putin il patto è davvero d’acciaio.
IL FATTO QUOTIDIANO 27 APRILE 2010