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NUCLEARE: ALLA CONQUISTA DELL'ITALIA

Avanza a spron battuto la corsa al nucleare in Italia. Nonostante la popolazione italiana si sia chiaramente espressa per il no nel referendum del 1987 e ancora continuino a ripetersi incidenti che dimostrano quanto sia pericoloso il ricorso a questo tipo di energia e quanto ancora nessuno sia in grado di contenere i danni e nemmeno di pianificare un corretto smaltimento delle scorie, le lobby affaristiche spingono affinché nel paese del sole si impiantino fonti energetiche rischiose per l’uomo e per l’ambiente. Invece di investire sulle fonti rinnovabili e di produrre energie pulite per il futuro dei nostri figli si spinge per i business più lucrosi che ingrossano le tasche di alcuni a spese di molti. E tutto questo si consuma in un clima di colpevole silenzio senza che vi sia nel Paese un dibattito serio e approfondito per informare i cittadini di rischi e alternative. La redazione di ANTIMAFIA Duemila conferma ancora una volta la sua posizione assolutamente contraria a questo tipo di risorsa energetica e ancora di più afferma il diritto dei cittadini ad essere correttamente informati e non dai soliti talk-show che non sono nulla più che teatrini dove i politici perorano i propri interessi personali come agenti di commercio.

■ I siti nel 2009, le prime 3-4 centrali nel 2020
di Barbara Corrao
ROMA (8 dicembre) - Nucleare al primo giro di boa. Lo snodo è l’approvazione definitiva della legge sul rilancio dell’atomo: dopo il sì della Camera, dovrà dare la sua approvazione il Senato, probabilmente prima di Natale. Ma siccome le «Disposizioni sullo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese nonché in materia di energia» potrebbero registrare qualche modifica con successivo ritorno alla Camera, non è da escludere uno slittamento ai primi di gennaio che non influirà più di tanto sulla tempistica. Il traguardo si avvicina e si comincia a ragionare sul concreto: assetti industriali, siti, autorità di controllo. Vediamoli.

Arriva l’Agenzia. E’ la sola autorità nazionale responsabile della sicurezza nucleare e ha piena competenza su tutta la catena: dalla costruzione degli impianti, all’individuazione dei siti, al controllo sui progetti, alle ispezioni sul funzionamento delle centrali e sulla gestione dei rifiuti radioattivi. Dopo un’iniziale bisticco tra i ministri Scajola e Prestigiacomo sui poteri di nomina, si è raggiunto un equilibrio bipartisan con l’opposizione: il presidente viene nominato dal presidente della Repubblica su proposta del presidente del Consiglio. Due membri sono designati dal ministero dello Sviluppo, altri due da quello per l’Ambiente. Dura in carica 7 anni come le altre Authority indipendenti. Qui arriveranno 50 ingegneri nucleari dell’Enea e 50 dalla istituenda Ispra (Ambiente). I fondi: 500 mila euro per il 2009 e 3 milioni per il 2010 e 2011.

Addio alla Sogin. La società (100% Tesoro) che gestisce lo smantellamento (decommissioning) delle vecchie centrali dismesse sarà commissariata. I suoi asset saranno conferiti ad altre società «partecipate dallo Stato in misura non inferiore al 20%, operanti nel settore energetico». Quali società? Saranno Scajola (Sviluppo) e Tremonti (Economia) a firmare l’atto di indirizzo del riassetto industriale. Potrebbe essere Ansaldo Energia (Finmeccanica) ad acquisire le attività di decommissioning, un settore nel quale lo Stato deve comunque investire da 1,5 a 2 miliardi nei prossimi dieci anni. Ben più ricco il business del decommissioning all’estero dove, secondo alcune stime, si spenderanno da 200 a 300 miliardi entro il 2030 perché molte centrali esistenti andranno in pensione. E i siti? Sogin è proprietaria dei siti di Trino, Caorso, Latina e Garigliano. Questi potrebbero interessare all’Enel (o all’Eni) se da qui si ripartirà per la costruzione delle nuove centrali. L’ipotesi Ansaldo, a quanto si dice, piace al ministro Scajola che amerebbe fare di Genova la “capitale” del nucleare e stabilire lì la sede dell’Agenzia. Per ora si tratta di indiscrezioni, sarà l’atto di indirizzo a chiarire il quadro. Nel commissariamento della Sogin, introdotto alla Camera su emendamento della Lega, c’è chi ha visto un episodio di spoils system: la società infatti è in utile, ha fatto grossi passi avanti negli ultimi due anni, il riassetto industriale poteva avvenire comunque.

I siti. Dove nasceranno le nuove centrali? E’ ancora presto per dirlo ma tutte le società interessate al nucleare, a cominciare da Enel, Edison ed E.On, hanno iniziato a fare le loro valutazioni e i loro conti. Naturalmente si riparla dei vecchi siti come base da cui ripartire anche se in vent’anni molte cose sono cambiate: per esempio, oggi gli impianti sono ben più grandi. Si va dai 1.000 Megawatt dell’Ap1000 a tecnologia Westinghouse ai 1.600 Megawatt dell’Epr di Areva-Siemens, ai 1.250 dell’Swr franco-tedesco. E per raffreddare i reattori serve molta acqua. Per questo perdono quota Trino e Caorso visto che il Po è già molto sfruttato così come Sessa Aurunca sul Garigliano. Più quotate sarebbero Latina e Montalto di Castro. Quest’ultima è di proprietà dell’Enel. Oggi c’è un impianto termoelettrico di 3.600 Mw ma è sul mare e il guscio della vecchia centrale nucleare (mai completata) è ancora lì. I governatori di Veneto e Sicilia hanno poi espresso disponibilità per nuovi insediamenti nucleari. Entro giugno 2009 il governo emanerà le direttiva sui requisiti dei siti. Solo allora si capirà meglio chi potrà candidarsi.

I consorzi. Chi costruirà le centrali? Enel, Edison e E.On hanno già dichiarato pubblicamente il loro interesse. Una soluzione concreta sul tappeto è quella dei consorzi: tra operatori elettrici o allargati (sul modello finlandese) anche alle aziende “energivore” e alle municipalizzate, per coinvolgere anche le comunità locali. Le quote sarebbero distribuite in modo proporzionale tra i soci. Ma chi li guiderà? Il comitato di gestione verrà riservato agli operatori elettrici e l’Enel sembra puntare ad assicurarsene la guida, preferendo l’ipotesi di un unico consorzio nazionale piuttosto che l’altra, pure sul tappeto, di più consorzi (per esempio, per ogni sito). Dovrà vedersela con i concorrenti, intenzionati a giocare un ruolo. Tutti d’accordo invece su due aspetti: l’Italia dovrà scegliere una sola tecnologia. Quale? La questione è ancora aperta anche per evidenti ragioni commerciali. Ma soprattutto, tutti concordano sulla necessità di una piena condivisione del piano nucleare e sul necessario sostegno delle popolazioni locali.

Il Messaggero  8 dicembre 2008