Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Italiano Español English Português Dutch Српски
testa sito 2024

NUCLEARE: MINACCIA PER IL MONDO

di Jean Georges Almendras
Hiroshima… Nagasaki… il disastro di Chernobyl… esperimenti nucleari nell’Oceano Pacifico… centrali nucleari dislocate in diverse parti del mondo e scorie dappertutto. In una sola parola: morte. La vita aggredita dalla mano della scienza senza coscienza. La vita umana oltraggiata dalla fisica nucleare. Il mondo intero si trova ad affrontare un problema energetico o una questione di vita o di morte?
Porsi questi interrogativi, in Sudamerica, in Uruguay, nel mondo, o attraverso queste pagine, non è una semplice riflessione. E' una necessità.
Non c’è abitante di questo pianeta che non sappia –almeno in linea generale – quali siano le conseguenze dell'atomica. E' sufficiente richiamare alla memoria le prime bombe che il governo degli Stati Uniti lanciò su due città dell’impero giapponese, nella metà degli anni '40, lo smisurato “saldo di morte”, l'orrore, la distruzione, le conseguenze che subiamo ancora oggi.
Tanto per rinfrescare la memoria al lettore più sprovveduto, sarebbe sufficiente portare ad esempio il danno subito in seguito al disastro di Chernobyl, verificatosi il 26 aprile del 1986 nell'URSS.
In riferimento a questo la rivista Interviù pubblicò testualmente, nel 1991: “Il Futuro Dantesco di Chernobyl. A cinque anni dalla  catastrofe di Chernobyl, il futuro si presenta piuttosto dantesco per gli abitanti della zona così come per quelli più distanti. I calcoli più pessimistici prevedono tra i 280 e i 500 mila morti nei 70 anni successivi alla catastrofe . E in tutto il mondo, a causa della grave contaminazione seguita all’esplosione del reattore.
Le terribili conseguenze di quell'incidente le avremmo infatti viste gradualmente, negli anni a seguire.
L.M. Khitrov, dell’Accademia delle Scienze dell'Unione Sovietica, nell'ambito di una conferenza della comunità europea, tenutasi agli inizi degli anni ’90, aveva esortato a tenere sempre presente quanto Chernobyl ci aveva insegnato: quell’incidente nucleare aveva liberato nella biosfera una quantità di radionuclidi ad alta energia tra le 300 e le 400 volte superiore di quelli liberati con il lancio della prima bomba atomica sulla popolazione di Hiroshima nel 1945.
Portavoce dell’Istituto Kurtachov hanno invece dichiarato che ci sono oltre 28.000 km2 di terreno su cui si registra un livello di contaminazione di Cesio superiore a 5 Curie, e dove vivono 830 mila persone costrette a sottoporsi a controlli periodici.
Da parte sua, un tecnico di Greenpeace, dopo aver effettuato un rilevamento ha affermato che ci troviamo di fronte ad una “tragedia silenziosa”, che coinvolge migliaia di famiglie che hanno visto le loro vite distrutte da malattie, problemi personali, paure. E che vivono nell'incertezza di dover abbandonare le loro dimore per sempre. Nella stessa centrale ci sono ancora oggi le prove della devastazione risalente a un lustro fa”.
La rivista Interviu afferma categoricamente che cinque anni dopo il disastro, oltre quattro milioni di persone vivono ancora in zone che registrano un livello inaccettabile di inquinamento, i casi di leucemia e di cancro sono aumentati vertiginosamente e su centomila km2 di superficie si registrano indici di inquinamento da Cesio-137 dannosi per la salute e per l'ambiente.
A 22 anni dal disastro e a 17 da tali dichiarazioni da parte di tecnici e specialisti, questo quadro è sempre preoccupante e terribile e lo è ancora di più se si pensa che questi fatti non sembrano con gli anni avere dissuaso la mente di scienziati e capi di stato che continuano a prodigarsi per la costruzione di centrali nucleari in quei Paesi che possono permetterselo. E cioè: Stati Uniti, Russia, Giappone, Francia, Cina, Germania, Argentina, Brasile, Sudafrica, Corea del Sud e Corea del Nord ed ex-Iugoslavia.
Oggi, nel mondo, si contano circa 438 centrali nucleari.
Perché si è insistito a realizzare queste costruzioni.  Con  fini pacifici. Siamo d’accordo. Ma si tratta di installazioni energetiche che, anche in tempi di pace, sono ad alto rischio. È proprio su questo punto che insistono gli ambientalisti di tutto il mondo, gli amanti della vita, gli amanti del pianeta Terra.
Il loro scopo è fare in modo che i capi di Stato prendano coscienza che i rischi esistono. Che sono presenti.
Negli ultimi tempi si è diffuso l’allarme circa la possibilità che in caso di terremoto in zone del pianeta in cui sorgono centrali nucleari, possano verificarsi fughe radioattive.
Questo, purtroppo, è già avvenuto.
Ad esempio in Giappone. Secondo fonti internazionali il 14 giugno si è registrata una scossa di magnitudo 7,2º della scala Richter che ha interessato il nord del Giappone provocando almeno 8 morti, danni agli edifici, interruzione dell’energia elettrica e crollo di un ponte. Dall'impianto nucleare di Fukushina, interessato dalla scossa, sono fuoriusciti 20 litri (5 galloni) di acqua radioattiva proveniente da due cisterne di immagazzinaggio di combustibile esaurito.
E non finisce qui. Perché negli ultimi tempi, precisamente agli inizi di giugno, si è verificato un allarme in Europa a causa di una fuga dalla centrale nucleare di Krsko, in Slovenia. Si è trattato di una fuga di liquido dal sistema primario di raffreddamento, motivo per il quale la Commissione Europea ha lanciato l’allarme.
Italia, svolta al nucleare
Il neo-eletto presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi ha annunciato ai  quattro angoli del pianeta, con piena soddisfazione, che durante la sua legislatura le centrali nucleari diverranno una realtà in Italia.
Attraverso il quotidiano Il Giornale, e a proposito di questa idea berlusconiana, il fisico Antonio Zichichi ha dichiarato: “Il nostro Paese deve uscire dallo stato di schiavitù energetica in cui è piombato. Nonostante lo smantellamento delle eccellenti strutture nucleari che eravamo riusciti a realizzare, non è vero che ci vogliono decenni per dotare l’Italia di potenti centrali nucleari. Basti ricordare che la realizzazione della prima pila nucleare sopra citata venne dopo appena quattro anni di lavori, partendo dal nulla e cioè dal non sapere nemmeno come si potesse accendere quel fuoco.
Questo fuoco demonizzato per oltre mezzo secolo è segno di grande civiltà in quanto permette di produrre la stessa quantità d’energia risparmiando un milione di volte nella distruzione del materiale combustibile. Invece di un milione di chili ne basta un chilo da distruggere per ottenere la stessa quantità d’energia.
Puntare sulla realizzazione, in tempi brevi, di centrali nucleari vuol dire mettersi al sicuro uscendo dallo stato di schiavitù energetica in cui ci troviamo”.
All'opposizione: Carlo Rubbia
Il giornale l’Unità ha pubblicato il 17 febbraio 2008 le seguenti dichiarazioni del Premio Nobel per la Fisica Carlo Rubbia: “Vi porto gli specchi solari. Così eviteremo l’energia nucleare”.
L’articolo riferisce che Carlo Rubbia ritornerà in Italia e collaborerà con il Ministero dell’Ambiente: “Come capo dell’Enea ho chiamato il governo di Berlusconi sollecitando di insistere con l’energia solare termodinamica. Niente. Sono andato in Spagna e hanno dato via libera a decine di installazioni che producono la stessa quantità di Megawatt di una centrale atomica. Possiamo farlo anche noi”.
In proposito il giornalista Luca Landò de l’Unità, ha aggiunto: “Il paradosso è che sarebbe sufficiente un timbro. Un semplice timbro ufficiale e l’Italia potrebbe recuperare in un istante quanto ha perso in cinque anni. Osserviamo la Spagna che ha iniziato nel 2004 e adesso è leader nell’energia solare termodinamica. Non potremmo fare lo stesso? Si che avremmo potuto, ma non lo abbiamo fatto”.
A questo punto Carlo Rubbia, in modo molto più categorico, ha dichiarato: “Le alternative sono due: il solare e il nucleare. Ma non quelli che abbiamo conosciuto finora. Il solare di cui parlo è proprio il termodinamico. E il nucleare è quello che ancora non c’è. È il nucleare sicuro o, ancora meglio, il nucleare da fusione. Dobbiamo innovare, non abbiamo scelta. Molti considerano questi discorsi un’utopia. Ma il compito degli scienziati è proprio questo: prendere le utopie e trasformarle in realtà. Sennò che ci stiamo a fare?”
Uruguay, il governo prevede di consultare i cittadini
Il governo uruguaiano del Presidente Dr. Tabaré Vazquez ha previsto di consultare i cittadini del suo Paese circa la possibilità di introdurre in Uruguay l'energia nucleare.
Secondo fonti governative, già entro ottobre-novembre, infatti, dovrebbe concludersi uno studio sul tema condotto da una Commissione tecnica. Mentre il ministro dell'Energia Ramón Méndez Galán ha dichiarato che “una volta in possesso di tutte le informazioni necessarie occorrerà fare una dichiarazione pubblica ufficiale al riguardo. Questo sarà il primo passo del governo. Successivamente, una volta che disporremo di tutti i dati tecnici sottoporremo la questione all’opinione pubblica per verificare se la cosa conviene oppure no. Niente di eccezionale, credo si dovrebbe fare in tutto il mondo. La gente deve essere informata sui pro e i contro e deve dire la sua. Una volta imboccata la strada del nucleare, non la si potrà infatti lasciare più per molte decadi. Se dovessimo prendere questa decisione dovremmo tener conto che diverse generazioni di uruguaiani dovranno convivere con questo tipo di energia. Per questo ritengo sia arrogante che un governo di turno o un ministro di turno possano decidere autonomamente. In alcuni Paesi sono stati indetti dei referendum, in altri si è deciso tramite accordi tra partiti e votazioni parlamentari. Noi ora stiamo conducendo studi tecnici, economici e di fattibilità. In sintesi stiamo analizzando gli effetti dell'introduzione di questa tecnologia”.
Da parte sua il ministro dell'Industria e dell'Energia ha detto che è nei piani del governo l'installazione di un reattore di piccole dimensioni, inferiore a 800 Megawatt, cosicché la produzione di questa fonte energetica non superi la domanda del mercato e non si dipenda in eccesso dalla stessa”.
Occorre sottolineare che uno dei principali ostacoli che l’Uruguay dovrà affrontare qualora dovesse decidere di passare all'atomica è il superamento di un limite derivante da una legge del 1997 che ne vieta l'utilizzo. Oltre agli alti costi di installazione delle centrali e ad un piano di smaltimento delle scorie nucleari. Un reattore nucleare di piccole dimensioni che si adatti alle necessità dell’Uruguay avrebbe un costo di 1.200 milioni di dollari.
Il Paese cerca inoltre fonti alternative elettriche, spinto dalla siccità del Paese, che praticamente paralizza le sue centrali idroelettriche e dagli alti prezzi del petrolio, che fanno alzare i costi del riscaldamento.
Ferma opposizione dei tecnici uruguaiani
Fino a questo momento non è stato indetto alcun referendum anche se un passo in avanti sembra essere stato fatto in occasione di un evento al quale ha partecipato il direttore del giornale ANTIMAFIADuemila, Giorgio Bongiovanni. Insieme ad alcuni tecnici che come lui si oppongono fermamente all’installazione di una centrale nucleare in territorio uruguaiano.
Il tema è stato affrontato da diverse angolazioni e ognuno dei relatori ha chiarito la propria posizione nel corso del seminario dal titolo: “Primi passi dell’Uruguay verso l’era atomica”? Un'altra Chernobyl? Accetteremo di essere complici della guerra preventiva della NATO e dei suoi alleati? Uruguay: Ritorno alla Natura? Libero dall’inquinamento? Impegno di tutti.
L'evento ha avuto luogo presso la sede dell’Associazione Culturale “Un Punto en el Infinito” e ha visto la partecipazione, tra i relatori, degli avvocati Ramiro Chimurrí, che ha parlato de “La Nanotecnologia”, del Dr. Gustavo Salles che si è occupato dei “Mezzi dell’Impero per la nuova colonizzazione” e della Dr.ssa Irma Oliveira che ha fatto una quadro della situazione mondiale in quanto al  tema dell’energia nucleare e del cambio climatico che deriva dall’uso della stessa.
Ha partecipato al congresso anche l’Ingegnere Agronomo Cesar Vega con una relazione dal titolo: “L’esempio di Chernobyl e l’incidenza sull’alimentazione”.
Nel corso dell'evento l’avvocato Ramiro Chimurrì ha dichiarato: “Lo sviluppo della nanotecnologia è legato principalmente all’industria degli armamenti. Ci si dedica a creare nuove armi con nuove tecnologie e a formare i super soldati del XXI secolo. Anche se è vero che la stessa tecnologia viene usata anche in medicina, occorre prestare molta attenzione. Se ci poniamo domande del tipo: “Siamo contro la scienza, lo sviluppo scientifico? Quali sono gli aspetti positivi e negativi?” si imposta il tema come se si trattasse soltanto di una questione etica legata al fatto che questa tecnologia potrebbe non essere accessibile a tutti... il problema però è: “Chi può controllare questa tecnologia?... Qual è l'implicazione militare, perché di questo non si parla… si parla di armi biologiche… bisogna chiedersi per chi e per cosa potrebbe essere utile questa tecnologia….”
Da parte sua l’Ingegnere Agronomo Cesar Vega ha invece dato il suo parere sugli effetti dell’energia nucleare sugli alimenti. “Fa un certo effetto vedere una foto di Chernobyl – ha dichiarato - sconvolgente come la morte. L’altro giorno ascoltavo un programma alla radio nel corso del quale alcuni senatori parlavano dell’energia nucleare e dei suoi vantaggi, cercando di dimostrare di essere degli esperti in energia mentre non sapevano neppure che Surinam fosse un Paese.
Queste sono le persone che ci governano e in proposito vorrei fare un breve calcolo: sulla Terra abbiamo 14.000.000.000 di ettari di terreno, 5.000.000.000 dei quali sono destinati alla coltivazione, la contaminazione di Chernobyl durerà 130 o 137 anni durante i quali non sarà possibile piantare nulla sul terreno contaminato da quelle radiazioni che è pari a 500.000.000 ettari. Ora, quell’inquinamento è giunto fino in Uruguay, portato dai venti e 500.000.000 ettari equivalgono ad una superficie pari a 27 volte il nostro Paese.
Su 10.000 km2 si possono produrre circa 10.000 kg di cereali l’anno, circa 30 kg al giorno. Una persona vive con 3 kg di cereali, pertanto un ettaro corrisponde al fabbisogno giornaliero di 10 persone. Significa che con 500.000.000 milioni di ettari noi possiamo alimentare, calcolando3 kg di cereali al giorno per persona, 5.000.000.000 di persone al giorno. Questo abbiamo perso con Chernobyl…”.
Poi è stata la volta dell’avvocato Gustavo Salles, che ha presentato i seguenti dati: “Esiste un pezzo di carta falso colorato di verde che abbonda sempre più e non ha alcun valore. Compra anime, compra coscienze, compra scienziati e compra avvocati che cercano di ingannarci, di mentirci… La borghesia, la plutocrazia cercano prima di tutto di guadagnare terreno in uno dei campi in cui si sta sviluppando la battaglia per il monopolio delle risorse. Sapete di che campo sto parlando? Del cervello umano, per questo motivo i mass media sono in mano ad un manipolo di miliardari proprietari di banche, fabbriche, mezzi di comunicazione e di università private dove certamente non si fanno discorsi come quelli che facciamo qui oggi. Si chiama guerra di quarta generazione: dominare il pensiero. Qui il governo lo fa attraverso il suo amico Nicolas Negroponte, agente della CIA… Il mondo si divide in due: da una parte un élite molto ricca e dall'altra una massa che vive nell’indigenza... Gli Stati Uniti investono 995.000.000.000 di dollari in spese militari, praticamente l'equivalente della somma che investe in armamenti il resto del pianeta… Per loro è vitale controllare le zone in cui ci sono i pozzi petroliferi…Per riuscire a mantenere le spese militari devono continuamente emettere dollari e questo ha dato origine ad una crisi che sta coinvolgendo anche  gli USA, la nazione più indebitata al mondo e mi preoccupa che il Paese più indebitato sia il più potente a livello bellico; e saremmo sull’orlo di un precipizio se questo paese decidesse di non pagare i suoi debiti...”
Subito dopo l'avvocato Salles ha preso la parola l’avvocatessa Irma Oliveria, autrice di un libro sul tema del nucleare, la quale ha parlato ampiamente del pericolo del cambio climatico causato da tale energia. “Quando trattiamo questi temi – ha esordito – alcuni dicono che il nostro scopo è quello di spaventare la gente con il fantasma di Chernobyl, ma la verità è che quel fantasma è vivo, perché la gente continua a morire. Anche la combustione del combustibile fossile è una delle cause del cambio climatico e quindi sbaglia chi sostiene che il petrolio dovrebbe essere sostituito con l’energia nucleare perché questo non produce gas a effetto serra. Non è realmente così, perché il combustibile fossile viene utilizzato per la costruzione di tutte le centrali nucleari, per il trasporto di tutte le materie prime, ecc. Un altro effetto che non si sta prendendo in considerazione è quello del cambiamento climatico che sta alterando gravemente il pianeta: cicloni, tsunami ecc.…anche gli stessi impianti nucleari che si vogliono costruire per ridurre il cambiamento climatico sono pericolosi per il pianeta. Ne servirebbero migliaia per frenare il cambiamento climatico e ci vogliono tra i 30 – 40 anni per la costruzione di ognuno di loro... è assolutamente insostenibile. Senza considerare che l'Europa soffre di siccità e che i reattori necessitano dell’acqua come refrigerante.
Facciamo un altro esempio: in caso di tsunami quelle centrali nucleari sarebbero completamente rase al suolo. Pensiamo al Giappone che, nonostante i tanti terremoti, difende l’energia nucleare. L’anno scorso, a causa di una scossa, ci fu una fuga di materiale radioattivo che finì nel mare, lo stesso è avvenuto pochi giorni fa: una fuga radioattiva dall’impianto di refrigerazione in seguito ad un terremoto. È chiaro che la sicurezza non è assolutamente garantita.. Anche se non ci saranno errori umani e la parte tecnica sarà perfetta, saranno gli eventi naturali stessi a minacciare quel tipo di energia…”.