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bidDi Adriana Navarro  e  Domingo Silva.
Venerdì 16 marzo 2012, la nostra Associazione Un punto en el Infinito, insieme ad altre Organizzazioni sociali e politiche, ha partecipato ad una manifestazione contro la 53° Assemblea di Governatori del B.I.D e la 27° Assemblea di Governatori della Corporación Interamericana de Inversiones,  (Corporazione Interamericana di Investimenti) che si sono svolte a Montevideo, dal venerdì 16 al lunedì 19 marzo.   

Non ci sarebbe niente di strano se queste riunioni si fossero tenute in altre circostanze, ma nel 2005, le elezioni nazionali in Uruguay furono vinte da un partito politico di sinistra, sotto la presidenza del dottor Tabaré Vázquez. Partito politico che continua a governare ancora, ma attualmente dal 2010, la presidenza è a carico di un ex guerrigliero: il leader tupamaro José Mujica. Inutile dire che, in  ogni governo di sinistra – almeno da queste parti - , una delle massime è l'antimperialismo ed un’acerrima denuncia e critica contro l’oligarchia finanziaria, rappresentata dagli organismi internazionali, tra i quali  il Banco Interamericano de Desarrollo (B.I.D) ed il Fondo Monetario Internazionale (F.M.I). Questi sono colpevoli della situazione precaria dei lavoratori dei paesi dell’America Latina e dei Caraibi, con le loro politiche di tagli nel sociale per riuscire, in questo modo, a “risparmiare” ed avere a disposizione fondi che permettano loro di rispondere agli impegni internazionali di debito estero. Politiche, che come tutti sappiamo, non fanno altro che fomentare la disperazione e alimentare la violenza sociale.   

In un'intervista pubblicata nel diario “La Juventud” di Montevideo, lo stesso venerdì 16 marzo, il sociologo e critico nordamericano James Petras diceva: “... Anni fa sono stato a Washington, ho intervistato alcuni funzionari del BID ed ho capito tante cose. Ad esempio, se si analizza il direttivo del BID, risulta che gli Stati Uniti hanno un numero sproporzionato di rappresentanti; non c’è proposta del BID che non debba essere approvata dagli USA. In altre parole, tutti i prestiti che il BID concede sono condizionati dalle politiche economiche degli USA (…). Il BID fa parte del triangolo Fondo Monetario - Banca Mondiale e BID. Mentre le politiche del Fondo Monetario sono completamente condizionate dai benefici ricavati dai capitalisti esterni, il BID finanzia a volte progetti per ridurre, limitare il danno sociale.  

La politica del BID è da considerarsi complementare alla depredazione del settore privato, perché spesse volte le politiche del Fondo Monetario hanno un impatto molto disastroso sui settori popolari. Ne sono un esempio le privatizzazioni, che causano  licenziamenti, disoccupazione e limiti nel mercato del lavoro. A questo punto, il BID subentra con un progetto di prestiti per creare qualche posto di lavoro ai disoccupati.
Con la dinamica attuale delle esportazioni e della crescita dell'economia in funzione delle esportazioni agricole, ci troviamo di fronte ad un’enorme disuguaglianza verso i beneficiari, perché chi gestisce le esportazioni è una piccola élite di capitali stranieri e nazionali. Di fronte a questi squilibri il BID scende in campo per ammorbidire il problema, concedendo alcuni prestiti per i progetti sociali,  tipicamente complementari alla politica di depredazione”...   

Da quanto sopra esposto, non si capisce come sia possibile che oggi, il signor Presidente della Repubblica, José Mujica e sua moglie Lucía Topolansky,  prima dama, fondatori del MOVIMENTO DI LIBERAZIONE NAZIONALE TUPAMAROS, si siano trasformati in padroni di casa sottomessi, mostrando in apparenza  che il BID è nostro benefattore e che la nostra vita dipende da questo momento, da questa loro visita. Un Movimento che negli anni Sessanta/Settanta lottava contro una politica asservita e sottomessa a questi Organismi Internazionali (artefici di risoluzioni per una politica neoliberale fatta di privatizzazioni, di snazionalizzazione della terra, fautori di investimenti inquinanti che depredano il medio ambiente).

Ecco il motivo per cui siamo contro questo “circo neoliberale”, messo in scena dagli strumenti del dominio economico, che sembra voler trasformare il mondo in “una grande Banca”.
Ogni ideologia asservita al sostentamento di questo sistema globalizzato di dominio del capitale-finanziario, ogni organismo internazionale che avalli nei fatti la continuità di questo sistema, non fa altro che nascondere, dissimulare, proteggere gli interessi di chi detiene il potere mondiale; di coloro che pianificano come devono vivere migliaia di milioni di uomini nel mondo, cosa devono mangiare, cosa ed a chi devono ascoltare, come devono educarsi, che lavoro devono svolgere, ed ovviamente quando e come devono morire.  

La gente si fermava davanti ai cartelloni, ci faceva domande o esprimeva la propria solidarietà sulle diverse questioni sollevate, tutte relazionate - diretta o indirettamente -, al modo di agire di questi organismi internazionali.  

Altri guardavano da lontano, magari desiderosi di partecipare, ma trattenuti da quella potente forza che è l'autocontrollo sociale, che ci viene insegnato da piccoli, al fine di evitare azioni che vanno fuori dai “comuni” canoni. Probabilmente si interrogavano sul motivo per cui un gruppo di circa 300 persone erano lì a spezzare la monotonia della propria quotidianità, o erano dell’idea che “non si può fare niente per fermare le cose”. Noi ci trovavamo lì a manifestare, a far valere il nostro diritto alla pacifica espressione; animati non solo dal desiderio di protestare, ma principalmente da quello di informare, convocare, criticare questo sistema che si auto-riproduce portandoci verso l'abisso.  

I cartelloni portati dai manifestanti recitavano: “Fuori BID, non più sottomissione”; “Difendere i monopoli dello Stato…”; “Si all'Alba”; “IBD We Don´t need you”; “BID go home”; “Fuori il BID, nemici del popolo lavoratore”; “Fuera BID CHO”; “Viva coloro che lottano, fuori quelli che si vendono”; “Banchieri, aiutate la Spagna, Grecia, Portogallo, Qui no, Grazie”; “Siamo una Repubblica Bananiera”?; “Investitori, siamo blindati” (alludendo senza  dubbio alle dichiarazioni del Ministro dell’Economia, il quale, qualche mese fa, rivolgendosi al popolo uruguaiano ha detto di non preoccuparsi perché il nostro paese è blindato di fronte alla “crisi economica, ecc”).   

Casualmente quel venerdì 16 marzo si ricordava anche la nascita del “bebe” Raúl Sendic, uno dei fondatori del Movimento di Liberazione Tupamaros, negli anni Sessanta. Egli gridò ai quattro venti i suoi ideali per un uomo nuovo ed una società più giusta, fino al giorno della sua morte avvenuta nel 1985. Fu compagno di ideali del Presidente Mujica, uno dei nove ostaggi insieme a lui della dittatura del Piano Condor. Per tale motivo questa data aveva per noi un duplice  significato che ci faceva arrabbiare e gelare il sangue di fronte a questo evento, che forse passa inosservato al mondo intero, ma non a noi che lo viviamo dentro. Sentivamo che una sorta di negatività si prendeva gioco della storia e di noi stessi. Che omaggio da parte di Mujica al suo ex compagno! Sono cambiati i tempi?   

Avvolti da questo sentimento, abbiamo visto con piacere una signora - non è la prima volta che la incontriamo in qualche manifestazione di protesta -, che portava un cartellone nel quale vi era scritto: “Bebe SENDIC, il Tuo Compleanno lo festeggiano con il BID. Altro che compagni!”
Sappiamo perfettamente di non essere nessuno per giudicare. Sappiamo che Mujica fa parte di un progetto politico al di sopra di lui. Non eravamo a conoscenza di quali sentimenti avvolgessero in questo giorno la sua anima, di fronte a questo volta faccia della storia.  

Eravamo però coscienti dei nostri sentimenti, di cosa ci faceva male e ci fa male ancora.  
Dopo aver conosciuto Giorgio ed abbracciato il messaggio millenario di cui è portatore, è impossibile non desiderare di informarsi, investigare, leggere, uscire dall’indifferenza che tiene tutti con le mani legate di fronte ad un sistema anticristico, che ci fa morire a poco a poco come esseri umani. Egli è un catalizzatore che ti spinge a gridare le ingiustizie. È chiaro, la verità che Giorgio  diffonde amplia la nostra coscienza, ci spinge a migliorare come persone e allo stesso tempo ad andare contro corrente, contro un sistema ingiusto.

Tuttavia è necessario avere pazienza, tolleranza, perché questa conoscenza acquisita può essere controproducente. Gli eventi mondiali non prendono una traiettoria positiva, quindi ci si può sentire impotenti, scoraggiati, può sembrare di vivere un incubo. Tutti i governi mondiali pensano molto ai poveri, ma fanno poco o niente per loro. Vivere in una società violenta, egoista, è come vivere una specie di seconda morte, nella consapevolezza che un mondo migliore è possibile e che i fratelli del Cosmo ci vogliono aiutare ad uscire da questo terribile oscurantismo, se solo lo volessimo con il cuore.  

Giorgio ci insegna a non fermarci, ad essere uniti tra noi e con gli altri nella denuncia, annunciando che un altro futuro è possibile.  
In questo modo, ancora una volta, siamo presenti ad una manifestazione. Al di là di qualsiasi ideale politico o di altro genere, la dignità degli uomini, gli ideali altruistici di solidarietà, di giustizia e l'anelito della felicità sociale, NON DEVONO MORIRE, sono parte integrante dello spirito umano e del senso stesso dell'evoluzione.
Oggigiorno gli uomini e le donne del pianeta si trovano in un grande crocevia: si può pensare ad un mondo per tutti, in cui la soluzione a qualsiasi crisi non comporti vittime e sempre più poveri, oppure soccombere facendoci la guerra, la competizione sul lavoro, per le risorse naturali, i guadagni finanziari, di capitale, ecc.
La prima opzione ci porterebbe a fare un salto di qualità: abbandonare per sempre le guerre, facendo prevalere il rispetto verso tutte le culture. Usare le nostre potenzialità per acquisire veramente la conoscenza e le tecnologie al servizio dell'uomo e non delle multinazionali, alimentare così la solidarietà tra i popoli. Potremmo imparare a vivere sposando altri interessi, senza competere con il prossimo. La capacità creativa dell'uomo sarebbe usata per apportare soluzioni a tutti i grandi temi sociali ed economici, invece di impiegarle nella costruzione di armi da guerra sempre più sofisticate, armi portatrici solo di morte.  
    
Montevideo, 9 aprile 2012.  
Adriana Navarro  
Domingo Silva.

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I volantini che invitano alla manifestazione sono stati realizzati dalle associazioni  UN PUNTO EN EL INFINITO e ALIANZA PACHAMAMA URUGUAY.