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J.A. Bene, continuiamo a piangere (risate), che ci possiamo fare. Erika, vieni qui per favore.

G: Erika è la sorella che ho sempre desiderato. Mio fratello Filippo e io volevamo che mio padre e mia madre ci dessero una sorellina. Mio fratello Filippo vi manda un bacio, a voi e a tutte le arche del mondo che ci stanno guardando. Voi avete letto i messaggi che Filippo mi ha inviato, queste sue ispirazioni che tanto mi piacciono e che io diffondo con tanto piacere. Vi dicevo che sempre abbiamo desiderato una sorellina, una sorellina che non arrivò mai, perché siamo soltanto noi due, gli unici figli biologici dei miei genitori. Quando ho conosciuto Erika, che si assomiglia tanto a mia madre quando era giovane, ho pensato che il Cielo mi aveva inviato la sorella che avevo sempre desiderato.
Come voi sapete, nel 2004 il Cielo mi diede l’ordine di stabilire una base internazionale in Sudamerica, una base permanente, un luogo strategico dal punto di vista energetico e spirituale, un luogo per vivere e da dove potermi spostare nei diversi punti della regione. Dovevo trasferirmi, abitare in una casa che doveva essere un punto di riferimento e il Cielo, che anche se sa il motivo per il quale fa le cose, non sempre me li spiega, scelse Montevideo, la capitale dell’Uruguay. Così, alla fine del 2004, come ben sapete, ho stabilito nella città di Montevideo questo punto base per vivere e lavorare e mi sono trasferito in questa città. Il Cielo mi disse anche che dovevo andarci da solo, senza la mia famiglia, almeno nei primi anni, all’inizio della missione in queste terre ed è così che trovai una famiglia di fratelli. Oggi Erika li rappresenta tutti, insieme a Georges Almendras che vi saluta. Almendras è l’amico di sempre, da quasi trenta anni, ma ho trovato anche Anubis, Gonzalo, Chacho e altri vecchi fratelli, molti dei quali sono qui presenti, penso quasi tutti. Oggi Erika rappresenta tutte le Arche dell’Uruguay, ci sono fratelli di Fray Bentos, Maldonado e dell’entroterra dell’Uruguay. Mi sento tanto emozionato che mi dimentico i nomi, ma oggi sono qui, tutti insieme uniti. Erika è una figlia della vita. Per questo tutte le arche dell’Uruguay la amano. Mi rappresenta perché rappresenta anche la sofferenza. Erika è stata in carcere cinque anni, detenuta dal governo militare prima di conoscere l’Opera, di collaborare con me, di passare a formar parte della mia famiglia. Di fatto, lei formava parte di un gruppo rivoluzionario che voleva cambiare la società in cui viviamo. Già da allora Erika portava dentro di se i valori cristici e prima di incontrarmi li esprimeva in quel modo, per questo l’arrestarono, la processarono e la condannarono. In carcere diventò una leader e sapete perché? Perché difendeva i diritti dei detenuti quando noni davano loro da mangiare, quando mancavano i materassi o le condizioni igieniche di base. Si era unita in questa lotta a detenuti comuni, delinquenti e mafiosi ed è così che incontra Georges Almendras, quando durante un ammutinamento dei detenuti Erika fu scelta dalle autorità del paese come negoziatrice tra loro e gli ammutinati. In quell’opportunità Erika riuscì a far si che nessuno perdesse la vita, a tranquillizzare i detenuti. Trattò e riportò la pace all’interno del carcere. Questa è Erika. Di fatto, Cristo, chi scelse? Detenuti, ex detenuti, pescatori, gente che aveva il valore dell’amore e lo esprimeva in modo umano. Quando mi incontrò si “incollò” a me. È un’eccellente scrittrice, eccellente conduttrice, che conduce un programma di radio insieme ad altri fratelli qui presenti. Uruguay è parte della mia famiglia, come lo siete tutti voi, ma lì c’è la base da cui diffondiamo in tutto il Sudamerica. Io penso che lei e tutti i fratelli dell’Uruguay meritino questo riconoscimento. Perché quando non ho impegni pubblici, quando non viaggio in Argentina o in Cile o in Paraguay, loro sopportano la mia stanchezza, i miei silenzi, i miei stati d’animo. I fratelli dell’Arca di Montevideo sono come quelli che accompagnavano a San Francesco. San Francesco viaggiava molto, ma quando era insieme ai suoi fratelli necessitava essere accudito più che accudire, questo fanno i fratelli dell’Uruguay con me, per questo ringrazio te e tutti quelli che sono qui oggi, quanti sono? 60, 70, esattamente 68, grazie a tutti loro. Grazie.

Erika: Uruguay è sempre stata presente in tutti gli eventi, in tutte le riunioni, anche quando questi avvenivano in altri paesi sempre siamo stati presenti almeno uno o due di noi. Abbiamo attraversato molte situazioni difficili, siamo cresciuti molto come gruppo e anche come fratelli, credo che Giorgio ci abbia reso a tutti persone migliori e nella nostra vita c’è un prima e un dopo dopo averlo conosciuto. Oserei dire che ognuno degli appartenenti alle Arche dell’Uruguay ha migliorato la propria vita da quando Giorgio è entrato in essa. GesùCristo diceva che nessuno arriva al Padre se non attraverso Lui e io penso che noi arriveremo a Cristo soltanto attraverso Giorgio. È stato Giorgio che ha fatto si che nei nostri cuori si potessi sviluppare quella forza che sentiamo dentro e che non sappiamo come esprimere. Quando ero bambina desideravo sempre un mondo migliore, sentivo dire sempre che questo pianeta, questa società dove noi viviamo non è normale, che ci hanno inculcato che viviamo in una società giusta e normale, ma non è così, ci hanno mentito, noi non siamo stati chiamati a vivere così, non siamo stati chiamati a vivere solo per lavorare. Prima di ogni cosa dobbiamo incontrarci con Cristo, dobbiamo distruggere questo sistema, dobbiamo distruggere questo che Satana, il demonio, l’anticristo o come vogliate chiamarlo, ci ha costruito ed eliminare le sbarre di questa gabbia dove ci hanno messo. Non sono l’unica che pensa o che esprime tutti gli insegnamenti di Cristo attraverso la sociologia o la politica, ci sono molti altri fratelli dell’arca di Montevideo che hanno lottato per anni e anni, che hanno appoggiato tutte le piccole cause giuste che ci sono in Uruguay, loro le hanno abbracciate e sempre in silenzio sono stati accanto ai più bisognosi.
Uruguay, le Arche dell’Uruguay, hanno la caratteristica di avere fatto una comunione tra lo spirito e la materia e Giorgio ci ha spinto, ci ha incoraggiato, ci ha insegnato, ci ha preparato per essere in grado di svilupparla. Io non ho parole –anche se parlo sempre all’Arca- non ho parole per descrivere quello che sento. Quando è successo l’evento di Peñablanca, non so perché mi sono allontanata dal gruppo e sono andato a cercare la Madonna, perché un fratello cileno mi disse “devi scattare delle foto”. Io mi sono guardata intorno e mi sono detta, ma dove scatto foto? Allora ho visto la statua della Madonna e mi sono avvicinata. Quando sono arrivata ai Suoi piedi mi sono inginocchiata e ho cominciato a piangere dicendo che ero molto limitata, molto debole, che ero una peccatrice, che c’erano molte cose che dovevo risanare dentro di me. In quel momento ho capito, ho sentito che Cristo e Lei mi accettano, capiscono e comprendono tutte le nostre debolezze umane, tutti i nostri peccati, che loro non vogliono dei santi, sanno come siamo e anche com’è il mondo nel quale viviamo. Quel giorno ho detto alla Madonna: so che sono una chiamata, ma non una eletta, ma è questo che sono e l’unica cosa che pretendo è che il tempo che mi rimane di vita possa viverlo donando me stessa all’opera, ratificando l’alleanza che ha offerto oggi Juan Alberto, non importa quello che avverrà dopo, ne quanto mi rimanga da vivere, questo tempo lo voglio vivere accanto a Giorgio e ai miei fratelli per continuare a togliere sbarre alla gabbia in cui viviamo, solo per questo. Adesso Giorgio, non so cosa ti debba dire che non ti abbia già detto, oltre a tutte le stupidaggini che ti dico (risate). Ti dico solo che per me tu sei quella forza, quella luce che ci giunge da Cristo, sei un degno rappresentante Suo sulla Terra. A tutti voi voglio ringraziarvi, principalmente ai miei fratelli dell’Uruguay, per la pazienza, l’appoggio e la tolleranza che hanno avuto verso le mie debolezze, verso il mio carattere difficile. Nient’altro. Molte grazie a tutti. (applausi).

G: Voglio aggiungere qualche altra notizia dall’Uruguay. Vorrei che tutti i fratelli che sono qui presenti da tutto il Sudamerica e dall’Italia sappiano che anche in Uruguay abbiamo Funima, una mensa che Raúl coordina con i nostri rappresentanti, c’è Alicia Becerra, Chacho e molti altri. Elena è qui? Dov’è? Ciao Elena, lei è la responsabile della mensa di Montevideo (applausi). La mensa di Montevideo è cresciuta molto grazie all’aiuto di tutti, specialmente grazie all’aiuto dei fratelli italiani. Oggi assistiamo oltre 80 bambini, no?, sono più di 80. Sono molto importanti anche le attività dell’Arca e le denunce che facciamo. Chiedo a tutti i fratelli dell’Arca dell’Uruguay di alzarsi, così li salutiamo. Gonzalo, che è venuto con sua moglie e una delle bambine e Anubis, vivono praticamente a casa mia perché lavorano in ufficio 9, 10, 11 ore, o anche di più ogni giorno. Anche a loro devo ringraziare. (applausi). Più tardi, nella seconda parte di questa riunione Gonzalo, con l’aiuto di Daniel di Rosario, vi spiegherà la mappa mondiale che abbiamo inserito nel sito e che spiega la situazione gravissima del pianeta. Per adesso vi dico solo che abbiamo costruito una mappa con un messaggio delle Potenze Celesti che la maggior parte di voi conosce e che si trova nella home page del mio sito internet. Dopo spiegheremo nel dettaglio, perché la situazione è molto grave, ma adesso voglio dare la parola ad un amico notaio che si chiama Domingo Silva (applausi). Lo scrivano Silva mi da molta forza quando grida la sua rabbia di giustizia, ha lavorato molto tempo nella politica e adesso crede che l’unica politica sia Cristo. Io voglio ringraziarlo perché quando mi trovo nell’Arca e parlo con lui ritorno a casa con la sua rabbia sulle spalle e quella rabbia mi da molta forza per continuare a denunciare le ingiustizie.

Domingo Silva: Ciao, oggi commentavo con i miei compagni del programma radio…

G: Abbiamo un programma radio a Maldonado condotto da Domingo insieme ad altri.

Domingo: oggi parlavo ai miei compagni dell’emozione che provavo, credo che sia la stessa che sentiamo tutti quando arriviamo in questo posto. L’unica cosa che posso dire è che è impossibile non dare la vita per questa causa, per Cristo, per Giorgio, per i fratelli, è impossibile non farlo. Nient’altro Giorgio.

G: Grazie Domingo, mi hai regalato ancora un po’ di rabbia (risate). Mi dai forza, Domingo, e dai forza al mio corpo stanco. Domingo è per me un po’ di benzina per continuare a combattere con questa umanità. Avanti dottor Rambaldo. Guardate quante lacrime, ne  verserete ancora molte, ci resta tutto il pomeriggio, perché ho custodite delle cose nel mio cuore, cose che ho qui dentro, che vi dirò questo pomeriggio e so che vi faranno piangere.

J.A. Adesso chiedo di avvicinarsi a una persona. Per noi è un regalo del Cielo che lei sia qui in Argentina oggi: Mara.

G: Mara… mai potrò dimenticare la notte del 27 dicembre dell’anno 1989. Io ero a casa con la mia sposa Lorella, nostro figlio Giovanni, Mara e suo figlio piccolo. La maggior parte di voi non stava nell’Opera in quel tempo, Sonia non c’era, la piccola Sonia era in Cielo. Ricordo che quella sera ho cominciato a sanguinare. Così all’improvviso è salito un inviato speciale di Eugenio Siragusa ,il mio maestro. Questo inviato era il dottor Orazio Valenti, una persona molto intelligente, integra, con una grande cultura e che a quel tempo faceva parte del nostro gruppo. Oggi, nonostante le nostre strade si siano divise e abbiano delle mete diverse, lui continua ad essere una delle persone che hanno meglio compreso il messaggio di Eugenio Siragusa. Questo inviato di Eugenio è un eccellente fotografo, come il nostro Marco Antonio ed era venuto a farmi un reportage da portare al mio maestro con  tutta l’informazione su quanto mi stava accadendo con le Stigmate, perché ancora io non avevo visto Eugenio Siragusa da quel 2 settembre di quell’anno a Fatima, anche se era informato di tutto quanto. Orazio Valenti filmò le stigmate sanguinanti che in quel momento avevo soltanto sulle  mani. Credo che Juan Alberto o Juan Josè a Buenos Aires debbano avere questo video, perché quel giorno, sulla stigmata della mia mano destra, si disegnò il volto di Cristo con la corona di spine. E quella sera, dopo che tutti erano andati via, erano rimaste soltanto Mara e la mia famiglia, presi  una goccia del mio sangue e la misi sulla sua mano di Mara dicendole che lei era la reincarnazione di qualcuno che nel passato era stato un Capo della tribù degli indiani Navajos. Feci  un rituale indigeno navajo, un patto di sangue con questa figura che si era formata sulla mia mano destra, patto di sangue che Mara accettò e che significava servire Cristo e accompagnarmi in tutto il mondo.
Sono passati 20 anni da allora. Mara è stata sempre al mio fianco e mi ha accompagnato in tanti viaggi durante i primi dieci anni tanto che ormai ho perso il conto, abbiamo visitato quasi tutto il mondo. Negli ultimi anni, quello stesso patto di sangue l’ha portata ad assumersi accanto a mio figlio Giovanni un’altra Missione Cristica. La missione di aiutare un missionario che oggi è qui presente, Raúl Bagatello. Cosa vi posso dire di più sulla storia di Mara, voi la conoscete perché è pubblica, ci sono migliaia di video di quello che lei ha fatto per questa Opera, per questa Verità e per il Cielo. So, perché me lo ha detto personalmente il Padre Adonay, che lei è un essere molto, ma molto caro a Suo Figlio. Mara… (applausi).

Mara: Bene, io sapevo che sarebbe stato un giorno molto importante per ognuno di noi, di tutti noi che ci troviamo qui fisicamente e anche per coloro che, grazie alla tecnologia di internet, ci ascoltano in questo momento da diversi punti del Sudamerica, dal Messico, Spagna, Italia e da altri posti. Quando questa mattina abbiamo ricevuto la notizia che Giorgio avrebbe ritardato perché stava sanguinando, ho sentito che era un altro segno dell’importanza di questa riunione. Perché se la persona che sanguina è il rappresentante di Cristo sulla Terra e inoltre lo sta facendo per tutti noi, di cos’altro abbiamo bisogno per capire l’importanza del momento? La comunicazione con il Cielo, un segno evidente. Così come i collegamenti internet ci permettono di essere in contatto da qualunque luogo nel mondo, la comunicazione che ci regala Giorgio con le sue Stigmate, con la sua sofferenza, ci mette in contatto con il Cielo. E il Cielo ci ha parlato di nuovo oggi attraverso il messaggio che abbiamo ricevuto all’inizio della riunione, vero? Questa nuova alleanza, come dice il mio eterno amico Juan Alberto. Bene, riconosco che sono dura … (risate, Mara è molto emozionata e la voce si spezza) ma riconosco anche che in questi casi non posso controllare le mie emozioni. Tempo fa Giorgio, in Italia, ci disse ufficialmente: devi andare in Sudamerica, lo devi fare per i fratelli del Sudamerica e per testimoniare il Regno di Dio. Quel regno di Dio che è dentro di noi, che oggi si manifesta e che merita che gli rendiamo  la nostra testimonianza. Lo spagnolo non è la mia lingua e io voglio trasmettere certe cose così come le sento, cose che voglio dire a nome mio ma anche a nome di tutti i fratelli dell’Italia, un regalo per tutti voi e soprattutto per Giorgio. Ho chiesto di tradurre in spagnolo questo mio scritto, perché volevo trasmettervelo esattamente come l’ho sentito e scritto.
Una storia semplice e vera.
Vi racconto alcuni stralci di una storia – semplice e vera,  
mi onoro di poter testimoniare dei fatti visti con gli occhi di una giovane ragazza che è diventata donna e mamma, una storia tessuta di sorrisi e di lacrime, di gioie  e dolori a volte condivisi con gli altri, a volte no.
Una storia per me che in questa esistenza dura da vent'anni, ma che in Verità affonda le sue radici nella notte dei tempi.
Il cammino della Verità nel nostro pianeta, in questa nostra Madre Terra è stato sempre tortuoso, è sempre passato per la via stretta.
Il Figlio di Dio, Gesù Cristo si è fatto uomo e da Dio qual era si è fatto Crocifiggere. E mentre  si lasciava insultare, percuotere e ricoprire di sputi nausebondi ha detto a  Sua Madre "... mamma non piangere, io faccio belle tutte le cose!...”
Risale a 29 anni fa – ( era il 1980) tempo terrestre- la conoscenza e la mia relazione umana con Giorgio Bongiovanni – l'ho conosciuto in Sicilia in occasione della prima visita a Eugenio Siragusa. Eravamo meno di 15 persone all'inizio, tutte originarie o stabilite nel centro dell'Italia, tutti vicinissimi a Loreto, luogo dove è sita la casetta della Madonna, le mura della sua umile dimora di Nazareth
Giorgio era molto giovane- aveva 17 anni – era magro magro... quello che ci colpì tutti fu il suo sorriso luminoso e la gioia con la quale ci presentava sul monte Manfrè, ( ETNA)  i luoghi dove Eugenio si era incontrato con esseri non di questo mondo.
Tutto ebbe inizio da quegli incontri con Eugenio Siragusa, da quelle lezioni spirituali di altissimo livello. E' stato fin dall'inizio un crescere insieme, già da allora  Giorgio  aveva consacrato tutta la sua vita alla Verità e questo LORELLA insieme a suo figlio Giovanni lo ha vissuto e lo testimonia sempre.  
Stare insieme a Giorgio già da allora si traduceva in ricerca di contatti e di documenti attraverso i quali poter divulgare al meglio i messaggi di Eugenio Siragusa, che è stato un portatore di Conoscenza cosmica, un pioniere di indiscutibile valore, un padre spirituale che ho amato tanto. ..e che mi ha tanto amato....
...Un uomo -  Eugenio - , al quale nessuno può vietare la nostra riconoscenza per  sempre. ....
Il giornale NONSIAMOSOLI è stato il primo prodotto editoriale a livello nazionale, in concomitanza alla fondazione dell’ass. Culturale Giordano Bruno, un nome che è stato scelto da Giorgio a proposito, in memoria di questo grande filosofo che è stato un impavido  paladino della Libertà dello spirito.
In quegli anni Filippo, fratello di Giorgio venne a vivere con la sua famiglia nelle Marche e quindi si collaborava insieme sempre, ogni giorno, molto intensamente.
1989. Le Stigmate . Le stigmate sul corpo di un giovane uomo padre di un bimbo di appena 4 anni. Giovanni.... un bimbo che ora è un uomo al quale faccio riferimento ogni giorno in Italia  perchè è lui che dirige tutto lo staff della Funima International e le iniziative che concretizziamo.   
Le stigmate sono Il SEGNO che richiama i credenti e i non credenti alla storia  e alla Passione d'Amore del figlio di Dio che si è fatto uomo per distruggere in mille pezzi il velo di Maja .... il velo dell'inganno che è continuamente steso e tessuto dai  servitori dell'Orgoglio e dell'Arroganza dell'Angelo caduto: Lucifero.
Ricordo il 2 settembre 1989. Il segno delle Stigmate mi ha squarciato dentro...ci ha squarciato dentro.
Il segno si è manifestato in seno all'opera di Eugenio Siagusa e Giorgio, da giovane qual era, appoggiato pienamente da Eugenio e dalla sua famiglia ha avuto il coraggio di lasciare tutto, ci ha resi partecipi della straordinaria esperienza mistica che lo aveva investito e ci ha chiamato ad accompagnarlo, a condividerla con lui.
Siamo stati in tanti a rispondere a questa Chiamata. Molti di quelli che c'erano all'inizio – che non nomino per rispetto anche se non sono più al nostro fianco – non hanno più sentito di continuare insieme a noi questo percorso, ma possono ricordare l'impegno di quegli anni e l'inizio del pellegrinare di Giorgio stigmatizzato in questo mondo, testimoniando il messaggio della Madonna di Fatima e la Rivelazione del 3° segreto.  
Ecco, in quegli anni, gli anni 90, ho avuto l'onore di accompagnare con tanto Amore e rispetto questo uomo: in Spagna Svizzera Belgio Inghilterra, Polonia, in Sud America (Argentina Uruguay Paraguay Cile), in America centrale (tutto il Messico, Puertorico, Costarica Colombia) USA, (New York, South Dakota Arizona California) la ex Unione Sovietica (Mosca, Lettonia Ucraina KAZACKISTAN ... Almendras qui presente ricorderà) in Africa…la mia Africa (Ex Zaire – Congo Camerun)
Anche chi oggi non continua con noi questo cammino ricorderà quante volte abbiamo visto Giorgio umile e insistente bussare a tutte le porte dei mezzi di informazione... e le porte si aprivano. Milioni e milioni di persone hanno visto il Segno,... così come la Madonna gli aveva detto: " riceverai un segno che si vedrà in tutto il mondo..."
La palestra di vita di tutti questi anni mi consente oggi di affiancare nello specifico in Italia l'operato di Giovanni Bongiovanni e di tanti uomini e donne impegnate in attività che sostengono la Fundacion los Niños del Mañana fondata da Raul Bagatello in Argentina, in Uruguay e in Paraguay.